Rosencratz e Guildenstern sono morti

È la storia mai raccontata di due personaggi minori dell’Amleto, ai quali Tom Stoppard concede una seconda vita. Una possibilità di riscatto senza speranza, però, perché il loro destino è già stato scritto 500 anni fa da Shakespeare e possono solo recitarlo di nuovo, anche se, questa volta, da protagonisti. 
È la storia mai raccontata di due personaggi minori dell’Amleto, ai quali Tom Stoppard concede una seconda vita. Una possibilità di riscatto senza speranza, però, perché il loro destino è già stato scritto 500 anni fa da Shakespeare e possono solo recitarlo di nuovo, anche se, questa volta, da protagonisti. Vittime (cieche? innocenti? o solo distratte) prese in un intreccio per loro incomprensibile, si muovono spaesati, ironici, perplessi in un labirinto tragico, la cui sola via d’uscita è la morte. Il capocomico, che ben conosce la tragedia dell’Amleto, cerca, rappresentandola per loro, di avvertirli, ma invano.
Rosencrantz  e Guildenstern  – scrive Oscar Wilde – sono come “… due piccole tazze… capaci di contenere tanto e non di più… Criticarli sarebbe una mancanza di sensibilità. Sono soltanto fuori dalla loro sfera ”. E Stoppard va oltre questa sospensione di giudizio, per dare voce umana e sorprendente contemporaneità alla grottesca vicenda di questi piccoli, mortali personaggi, prigionieri dell’immortale capolavoro. E la strada su cui viaggiano sembra uno scenario di Beckett, Elsinore un castello di Kafka. Tutto il resto è teatro: parole, parole e immagini, che affiorano da un’altra dimensione.
In scena ci sono solo tre attori, gli altri sono ombre evanescenti, citazioni filmiche (prese sempre da Stoppard), ricreate in nuove oniriche sequenze – fantasmi, che affiorano da un vecchio fondale. Una mescolanza di teatro e cinema, che fa interagire a contrasto personaggi shakespeariani e interpreti dal vivo, su un palcoscenico di intrighi e illusioni, di apparizioni e dissolvenze, dove Rosencrantz e Guildenstern oscillano, come su un’altalena, tra il guardare da spettatori e il partecipare all’azione, tra la vita e la finzione teatrale, cercando le ragioni del loro essere in scena e dell’improvviso non esserci più.

CREDITS

di Tom Stoppard
regia Letizia Quintavalla, Bruno Stori
con Stefano Braschi, Oarlo ottolini, Franco Palmieri
musiche Alessandro Nidi
scene e costumi Manuela Pischedda
luci Chicco Bagnoli
elaborazione dei filmati Joannis Vlatakis
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale

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