SPETTACOLO IN NOMINATION UBU 2024
Miglior spettacolo 2024
Miglior regia
Miglior attore Leonardo Capuano
Migliore attrice Francesca Mazza
Miglior scenografia Daniele Spanò
Miglior disegno luci Giulia Pastore
Lo specchio d’Italia nel sud ancestrale piegato al denaro
Una delle realizzazioni più notevoli della stagione in corso. (…) Un raro esempio di grande sapienza compositiva ma quantomai necessario e attuale.
Antonio Audino, Il Sole 24 ORE
La ferocia di Nicola Lagioia va a teatro. Ed è un male di famiglia
Lo spettacolo ha qualcosa di nuovo rispetto a quello che in genere vediamo a teatro: racconta il nostro presente in maniera reale, facendo esplodere la ferocia pur tenendola chiusa tra le vetrate e rendendola così cristallina da insinuare il dubbio che forse la responsabilità di quel disastro ricade anche su di noi.
Francesca de Sanctis, Espresso
«La ferocia», nel ricatto politico e corrotto della famiglia
Un ritratto crudele e insieme assai normale, come il teatro raramente riesce a rappresentare, e raccontarci. Grazie al romanzo di Lagioia, e alla volontà di VicoQuartoMazzini, nasce uno spettacolo fuori dall’ordinario.
Gianfranco Capitta Il Manifesto
Vittorio Salvemini è venuto dal nulla e, come da copione, vuole tutto. Costruttore pugliese arrivato a Bari poco più che trentenne, dagli anni ‘70 in poi ha inanellato una serie di successi professionali che l’hanno portato a essere proprietario di cantieri edili su cui non tramonta mai il sole, da Bari a Phuket, passando per Parigi e Istanbul. Solo le contraddizioni di qualunque ascesa sfrenata riusciranno a mandare in frantumi le sue sicurezze. A queste è legata la morte della figlia Clara, trovata nuda e ricoperta di sangue sulla provinciale che collega Bari a Taranto.
La Ferocia, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Nicola Lagioia (Giulio Einaudi Editore), vincitore nel 2015 del Premio Strega e del Premio Mondello, mette in scena il trionfo e la rovina della rabbia cieca dell’occidente. Lo fa raccontando la storia della famiglia Salvemini, una saga familiare in cui le colpe dei padri si annidano nella debolezza dei figli. Un bestiario che racconta della nostra incapacità di sopprimere l’istinto di prevaricazione e il nostro essere perennemente incatenati alle leggi della natura.
“Secondo alcuni la disciplina che meglio spiega il nuovo secolo è l’etologia. Metti una volpe affamata davanti a un branco di conigli e li vedrai correre. Corri in una piazza piena di colombi e li vedrai volare. Trova il colombo che non vola.”
La vicenda dei Salvemini ha il calore di una tragedia contemporanea, particolare e universale allo stesso tempo, e si nutre delle parole nate dalla penna di un grande romanziere, nato e cresciuto in un Sud da sempre attraversato da grandi narrazioni.
Note di regia
Nel pensare la regia dello spettacolo abbiamo scelto di mettere al centro, nella sua assordante assenza, il corpo di Clara, chiuso nello sguardo di tutti quelli che hanno creduto di poterlo possedere. Intorno, l’abissale e cruenta vanità del potere rappresentata dagli altri membri della famiglia e da tutti coloro che sono coinvolti nei loro affari. A fare da contraltare un figliastro tornato come un Oreste contemporaneo a gridare vendetta e un giornalista ossessionato da una frenetica fame di verità e da un amore sconfinato per la terra in cui è nato.
Con La Ferocia ci concediamo la possibilità di raccontare il Sud non come un’eccezione ma come la regola. E di conseguenza ci chiediamo: il Sud può essere una sineddoche? Può assurgere al ruolo di protagonista del dramma di un mondo fuor di squadra, dove il crollo economico dell’occidente e l’incomunicabilità tra sostenibilità ambientale e progresso siano soltanto alcuni dei sottotesti che ci rifiutiamo di interpretare? In fondo il Sud conosce bene questa parte, l’ha imparata a memoria molti secoli fa, ripetendola sottovoce, e ora è pronto a rivelarla a un’umanità che ha smesso di allungare i suoi tentacoli per avvinghiarsi attorno a narrazioni di sistemi economici, sociali e politici stantii, incapaci ormai di tradurre i cambiamenti del presente.
“Una musica entra nei paesi e raccoglie il dolore di ogni singolo per disperderlo di nuovo tra le rocce e gli uliveti, simile alle ceneri delle generazioni morte, in modo che su ognuno gravi la stessa pace. In questo è l’infelicità del Sud, il suo intoccato privilegio.”
CREDITS
ideazione VicoQuartoMazzini
regia Michele Altamura, Gabriele Paolocà
adattamento Linda Dalisi
con Roberto Alinghieri, Michele Altamura, Leonardo Capuano, Enrico Casale, Michele Cipriani, Francesca Mazza, Gabriele Paolocà, Andrea Volpetti
scene Daniele Spanò
luci Giulia Pastore
musica e sound design Pino Basile
costumi Lilian Indraccolo
aiuto regia Jonathan Lazzini
cura della produzione Francesca D’Ippolito
ufficio stampa Maddalena Peluso
grafica Leonardo Mazzi
consulenza artistica Gioia Salvatori
Produzione Scarti – Centro di Produzione teatrale d’Innovazione, Elsinor, Romaeuropa Festival, LAC – Lugano Arte e Cultura, Teatri di Bari, Teatro Nazionale di Genova.
TOUR
dal 1 al 4 Ottobre – ROMA – Teatro Argentina
dal 15 al 16 Febbraio – BARI – Teatro Kismet
dal 19 al 20 Febbraio – PERUGIA – Teatro Morlacchi
dal 22 al 23 Febbraio – TARANTO – Teatro Fusco
dal 7 all’8 Marzo – BOLOGNA – Arena del Sole
dal 13 al 14 Marzo – RAVENNA – Teatro Alighieri
dal 26 al 30 Marzo – CAGLIARI – Teatro Massimo
4 Aprile – CARRARA – Teatro del Animosi
6 Aprile – PISA – Teatro Verdi
dall’8 al 13 Aprile – MILANO – Teatro dell’Elfo
15 Aprile – CREMONA – Teatro Ponchielli