Da una città sotto attacco colpita dalla peste e dominata da atti di arroganza e crudeltà fugge Edipo.
Ricucire il tempo tra quella storia e il nostro presente, interrogando il mito e restituendo al teatro la sua natura di luogo, di piazza, di agorà delle grandi storie e dei pensieri condivisi, è il compito che avranno i tre interpreti entrando e uscendo dalle figure di Edipo, di Antigone e dell’Oracolo.
In questo nuovo allestimento prendono forma i personaggi che abitano le due immortali opere di Sofocle – Edipo Re e Edipo a Colono – da cui emerge, in particolare, la figura di un Edipo ormai vecchio e cieco, incapace di vedere la realtà esteriore ma in grado di raggiungere la complessità di una visione profonda. Un Edipo che vaga per il mondo, accompagnato dalla figlia Antigone, che già dentro di sé cova quella fame di giustizia che la renderà famosa. C’è l’incontro con un posto mitico e favoloso, Colono, patria di Sofocle, luogo sacro ad Atene e alla nascente democrazia ateniese.
A quel luogo Edipo dedica le sue ultime energie, porta in dono la comprensione profonda di quello che manda il mondo fuori asse.
C’è un nuovo mondo che aspetta, che è quello della terra profonda, in cui Edipo si scioglie, morendo e nello stesso tempo rigenerandosi.
Un mito straordinario, che narra gli elementi di cui è fatta la cultura dell’uomo contemporaneo, lucidamente ne vede gli errori, i passi falsi, le trappole.
L’allestimento
Lo spettacolo mette in scena un corpo a corpo appassionato, radicale, estremo con il capolavoro di Sofocle, con gli squarci di straordinarietà contemporaneità presenti nella storia. Gli attori recitano, s’interrogano, scavano nei nessi che fanno arrivare la parola di Sofocle, così necessaria, a noi e al nostro tempo storico. Attimi di riflessione, di visione condivisa con il pubblico, s’alternano al precipitare delle dinamiche e dei rapporti forti che uniscono i personaggi.
Lo spazio scenico si riempie di segni, oggetti, sculture, reperti provenienti da un tempo arcaico e dalle visioni avute su Edipo, elementi tutti assemblati da Federico Biancalani all’interno di una scenografia sempre viva e in movimento, di grande cura e impatto visivo, capace di restituire fino in fondo la visionarietà del testo.
Il contemporaneo irrompe con video non narrativi, capaci di accompagnare e scatenare il colloquio continuo tra passato e presente che il testo mette in atto. La musica, influenzata dalla ricerca e dalle sonorità del nu-jazz inglese, entra, per dare ritmo alle azioni e alle battute, per trasformare in parola battente e in canto lirico le domande sull’uomo e sulla sua rinascita che il testo di Sofocle ci consegna.
Un museo, un luogo della memoria, un oracolo, una sala teatrale che abbraccia il pubblico in una riflessione condivisa, sono gli ambienti disegnati dalla luce e dalla scenografia, fondamentali nel nostro dialogare con la tragedia greca, con i suoi spazi scenici per noi inusuali, con il rapporto pulsante e sacro con il pubblico da lei messo in atto.
Un lavoro sull’arcaico proiettato verso l’utopia. Un tempo da passare insieme all’interno dei misteri di Colono.
CREDITS
da Sofocle
drammaturgia e regia Gigi Gherzi
con Stefano Braschi, Gigi Gherzi, Maria Laura Palmeri
scene Federico Biancalani
Disegno luci Ivan Dimitri Pilogallo
Video Nadia Baldi
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
8_18 giugno TEATRO FONTANA, Milano