Dramma industriale (Firenze, 1953)

Prodotto da Elsinor Centro di Produzione Teatrale (co produttore dal 2017 dei titoli presentati alla Festa del Teatro) con Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale e Dramma Popolare di San Miniato, Dramma industriale (Firenze, 1953) è incentrato sulla figura di Giorgio La Pira. Politico di spicco della Democrazia Cristiana, eletto per tre volte come sindaco di Firenze (1951-56, 1956-57, 1960-1964) La Pira viene ricordato soprattutto per le sue politiche di giustizia sociale, per il suo alto senso morale e per le sue battaglie a fianco dei più deboli. 

Nell’autunno 1953 più di duemila operai, tutti assunti presso lo stabilimento fiorentino del Pignone, rischiano il licenziamento per la chiusura dello fabbrica. Il sindaco della città prende pubblicamente le parti degli operai, asserragliati nei locali dell’officina. Nelle drammatiche giornate di quell’occupazione, tra scioperi generali e rapporti con industriali, prefetti e ministri, La Pira compatta un fronte politico e civile che punta a salvare prima di ogni altra cosa i posti di lavoro. Sarà l’ENI di Enrico Mattei a tendere la mano al sindaco, rilevando lo stabilimento.
Traendo spunto da questa vicenda, senza riproporre una scansione documentaristica o cronachistica dei fatti, lo spettacolo ritrae i turbamenti privati del Professor La Pira, diviso tra l’impegno politico e spirituale per la vertenza della Fabbrica e l’eco delle accuse di socialismo che ambienti democristiani e liberali gli recapitano. Attraverso una sequenza di interviste, dialoghi, sogni e telefonate con il Presidente Mattei, viene attraversata la simbolica crisi di duemila operai per culminare con l’amaro confronto tra due personalità decisive per la rinascita etica e politica del Paese.

NOTE DI REGIA

Quando a me e Riccardo Favaro è stato chiesto di pensare un lavoro sulla figura di Giorgio La Pira ci siamo chiesti quale momento della sua vita politica potesse rivolgersi al mondo in cui stiamo vivendo. Ci è voluto davvero poco perché la nostra scelta ricadesse sulla vicenda del Pignone. È evidente come la lotta di La Pira per salvare dal licenziamento duemila operai metta in discussione il modo in cui intendiamo il lavoro oggi. Deprezzato, svalutato, non tutelato. Settant’anni dopo quel balletto diplomatico attorno alla vita di duemila operai, una fabbrica a Campi Bisenzio torna ad essere occupata dai lavoratori che vengono licenziati in blocco; nel nuovo millennio le morti bianche sono più di quante siamo disposti a pensare, e infatti smettono di fare notizia. Cos’è stata, allora, la vicenda dal Pignone?
Riccardo Favaro ha tracciato un ritratto febbrile del passato del nostro paese che rimbalza dalla Storia al sogno, in un movimento infinito che negli incubi vede riaffiorare la realtà. È un testo colmo di lettere, telefonate, profezie, visioni; d’altronde non è un mistero che la storia politica del nostro paese sia fatta tanto di trattative quanto di sedute spiritiche. Il braccio di ferro che riguardò la sorte di duemila operai si colloca precisamente tra l’uscita nelle sale di Alice nel Paese delle Meraviglie della Disney (1951) e la morte di Bertolt Brecht (1956), ed è nel limbo creato da questi due mondi che lo spettacolo è chiamato ad avvenire. Tra la cruda realtà e l’allucinazione, giusto alle spalle della realtà, dietro un sipario.
Penso che la politica sia una tavolata, a cui bisogna sedersi per far succedere le cose. Bisogna guardare negli occhi i propri nemici. Bisogna stringergli le mani. Bisogna mangiare con loro. Anche se non si ha fame. Una tavolata sorridente ma spaventosa, come quella del cappellaio matto, circondata da un giardino di cui non si vede da nessuna parte la fine. Ho convocato a questa mensa cinque attori magnifici, allontanandomi da ogni idea di “somiglianza” con il personaggio storico che sono chiamati ad interpretare, cercando piuttosto di metterli in dialogo con cinque idee di spirito che hanno fatto l’Italia. Questo giardino sempre verde in cui il paese si nasconde. 

CREDITS

di Riccardo Favaro
regia Giovanni Ortoleva
con Stefano Braschi, Marco Cacciola, Christian La Rosa, Stefania Medri, Edoardo Sorgente
assistente alla regia Alice Sinigaglia
scene Federico Biancalani
costumi Graziella Pepe
musiche Pietro Guarracino
direzione tecnica Rossano Siragusano
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale, Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato 

20_26 luglio Festa del Teatro, San Miniato (Pi)

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