Tutto inizia con un atomo di Uranio 235. L’atomo ha un nucleo che, se colpito con un neutrone, si spacca in più frammenti liberando energia.
Il nucleo, dividendosi, genera nuovi neutroni che a loro volta possono colpire il nucleo di un nuovo atomo, spaccarlo e così via all’infinito.
Questa reazione a catena libera un’energia enorme, esplosiva.
È così che funziona la fissione e così funzionava il reattore di Černobyl’ esploso nel 1986.
Un accadimento che appartiene alla memoria di molti, di chi all’epoca era già nato e di chi questa storia se l’è sentita raccontare.
Černobyl’ racconta un incidente che ha cambiato per sempre le nostre vite, il nostro rapporto col tempo compresso in un istante infinito, centinaia di migliaia di anni schiacciati in quella fissione.
Di lì a poco cadeva il muro di Berlino, i due schieramenti opposti nella guerra fredda si aprivano ad una nuova complessità di pensiero e politica.
Forse proprio da quel 26 aprile dell’86 è iniziato
il viaggio verso il terzo millennio e lo sguardo su ogni presente è cambiato più di quanto non si voglia ammettere.
Lo spettacolo parte dall’incidente alla centrale per metterne in scena l’immaginario che quell’evento ha generato.
Approssimandosi gradualmente al momento della fissione, compie un percorso sul doppio binario dei contenuti e della forma.
I contenuti riguardano i fatti, gli approfondimenti nozionistici specifici, le sue varie sfaccettature: il fatto politico e il rapporto con le ideologie novecentesche; il fatto scientifico, con le spiegazioni fisiche dell’atto stesso di fissione; il fatto storico, con l’analisi dell’essere umano nel suo percorso di vita, in cui il quotidiano si impregna delle conseguenze causate dall’esplosione.
La forma, che contiene il “fatto Černobyl’”, ha invece la funzione di contenere le nozioni da comunicare allo spettatore.
La fissione di questo spettacolo consiste nell’approssimarsi gradualmente al momento in cui questi due piani sembrano fondersi in un unico sguardo che approfondisce la forma e vede il contenuto, uno scambio di ruolo in cui quel che fruiamo è l’immersione in una esperienza.
Il rapporto tra forma e contenuto è bombardato continuamente, in una relazione aperta, e in totale fiducia, verso la scommessa del passo successivo. Uno stato di grazia che possa materializzare la fissione, mettendo in conto l’accettazione di forti cambiamenti.
Un nuovo dialogo possibile.
I fatti già li conosciamo. Ciò che interessa, adesso, è mettere in scena le scorie prodotte dalla voglia di comandare sulla vita.

CREDITS

di Federico Bellini
regia Michele Sinisi
con Stefano Braschi, Federica Fabiani, Giovanni Longhin, Donato Paternoster, Isabella Perego, Marco Ripoldi, Adele Tirante
scene Federico Biancalani
costumi Cloe Tommasin
disegno luci Luigi Biondi
tecnica Ornella Banfi
aiuto regia Nicolò Valandro
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
Spettacolo inserito in abbonamento INVITO A TEATRO
Spettacolo selezionato a NEXT-Laboratorio delle Idee

Ph Marcella Foccardi

2-26 novembre Milano, Teatro Fontana

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