SdisOre’

Milano in questi anni sta cambiando la propria identità, si sta aprendo al mondo e sta cercando una dimensione metropolitana.
In questo dinamismo diventa ancor più interessante il desiderio di confrontarsi con un autore che della ricerca e della contaminazione ha fatto il suo tratto distintivo. Giovanni Testori parte dalla propria identità, dalla propria storia, di cui Milano è sempre stato il centro, per creare commistioni con diversi generi e suoni e porta alla luce una nuova lingua e nuovi suoni, derivati da un dialetto che non si usa più, ma che assorbe i francesismi e i modi di dire che ci rimandano ad un ascolto diverso, profondo, di attesa.
SdisOre’ ripercorre la strada della riscrittura delle grandi tragedie, già sperimentata da Testori con Ambleto, Macbetto e Edipus.
L’Orestea di Eschilo diventa materia plasmabile da reinventare radicalmente, per affidare ad un narratore monologante il tormento di Oreste, le voci e i corpi di Clitennestra, Egisto e Elettra.
Centro del testo è la parola incarnata che genera ogni volta una lingua nuova, dove il dialetto lombardo è solo il polo d’attrazione al quale si legano lingue vive e inventate (francese, spagnolo, inglese, latino).
Un solo attore in scena dà vita a tutti i personaggi, ma continua a fermarsi per far emergere la sua storia, perché solo partendo dalla nostra identità si può far emergere quella altrui. Oreste torna a casa per vendicare il padre Agamennone, ucciso da Clitennestra e dal suo nuovo “ganzo”, Egisto, che ora ne usurpa il trono. Accompagnato dall’amico Pilade, trova ad attenderlo alla tomba di Agamennone la sorella Elettra. Ancora una volta Testori sposta il contesto della tragedia: dalla reggia degli atridi siamo calati nel cuore della provincia Milanese, suo amato paesaggio natale. Da qui discende una tragedia “un po’ da stalla” – come lo definì lo stesso autore – molto cruenta, ma anche divertente e comica per l’espressività del linguaggio. L’intreccio è lo stesso della tragedia eschilea fino a virare bruscamente poco dopo la metà: «per questo lo chiamo sdisOre’, perché la negazione si fa totale».
Dopo l’assassinio, perde il coraggio e dice «in due mi divisco»: l’eroe quindi rinuncia alla giustizia civile, all’assoluzione di Atena e dei cittadini e mentre la voce di Oreste lentamente sfuma in quella dell’autore, lo spettacolo finisce nella ricerca di una coscienza comune, nell’attesa di un perdono.

Il Testo

SdisOre’ è l’estremo omaggio di Testori alla carità salvifica. Omaggio che acquista ancora maggior valore dalla diversità profonda tra la riproposizione e il modello offerto dalla tradizione tragica. L’eroe portatore della carità che salverà il mondo ha qui tanto più efficacia di esempio in quanto oltre che staccarsi dalla massa corrotta e degradata dell’umanità, in modo da vederne il marcio e cercare rimedio, si distacca in modo provocatorio da secoli di tradizione, tanto da rinunciare al suo nome e alla sua identità mitica. Questo è quello che accade allo scarrozzante-Oreste alla fine del suo monologo drammatico: il filo della vendetta, dopo essere stato teso nel corso del dramma con l’aiuto dell’enfasi sulla negatività della figura di Clitemnestra, si spezza improvvisamente mediante l’affidamento ad Oreste, eroe della vendetta per eccellenza, un messaggio di misericordia. Oreste, una volta compiuto il duplice assassinio, si pente rinnegando il «gran macello» in nome di concetti del tutto nuovi che non appartengono al «grechico vucabular»: il perdono e la carità. Il capo della città di Argo chiede ad Oreste di andare in esilio lontano e di rinunciare insieme alla sua terra e ai suoi diritti anche al nome che gli è stato assegnato. SdisOre’ rinuncia alla sua tradizionale identità, ma il suo sarà forse un viaggio verso una nuova più vera identità. La «granda e sacra vela» di Oreste prende il largo nel tramonto e si sente nell’aria l’attesa della comparsa del «remador atteso» che sappia condurre l’umanità ad un diverso approdo.

 

 

CREDITS

di Giovanni Testori
regia Gigi Dall’Aglio
con Michele Maccagno
musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Nidi
PREMIO FRANCO ENRIQUEZ 2017

DEBUTTO gennaio 2016, Spazio Tertulliano, Milano

 

 

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