Il genocidio degli Armeni da parte dei Turchi durante la Prima Guerra Mondiale, nelle parole di Antonia Arslan

Ci sono testi che si adattano particolarmente ad essere rappresentati in teatro per la potenza delle vicende narrate e la ricchezza di personaggi. Uno di questi è La masseria delle allodole, celebre romanzo finalista al Premio Campiello e al Premio Stresa di Narrativa del 2004 e diventato poi un film firmato dai fratelli Taviani. Il romanzo racconta uno degli eventi più drammatici del ‘900. Il  genocidio degli Armeni da parte dei turchi durante la prima guerra mondiale, ritrova, nelle parole di Antonia Arslan,  un frammento di questa vicenda, ricostruita dall’autrice sul filo delle memorie familiari e consegnata alla memoria collettiva in un intreccio di storia e poesia, teso come un thriller e emozionante come una storia d’amore. Portando in scena questo testo nell’ambito del Festival di San Miniato, Michele Sinisi  sfida la complessità dell’opera per raccontare la tragedia di un popolo “mite e fantasticante” e la struggente nostalgia per una terra e una felicità perdute. Sulla scena si racconta di come la politica, completamente svincolata dalla morale, diventi indifferente ai valori della civiltà. Qui si racconta dell’assenza di limiti umani e della morte di Dio, di ciò che fa diventare il genocidio “utile a qualcosa”.

CREDITS

di Antonia Arslan
adattamento drammaturgico di Michele Sinisi e Francesco Maria Asselta
con cast in via di definizione
regia Michele Sinisi

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