Il Misantropo è opera in cinque atti di Molière, rappresentata per la prima volta nel 1666 e come tutti i grandi classici ripresi a distanza dal debutto, ha visto proposte interpretative variegate, spesso opposte tra loro. La versione proposta da Elsinor rappresenta il quarto incontro di Monica Conti con Molière, dopo Medico per forza nel 2002 con Gianrico Tedeschi e la traduzione apposita di Cesare Garboli,  dopo Dispetto d’amore nel 2004 e Le Intellettuali nel 2015 prodotto da Elsino. Un progetto sulle grandi drammaturgie che nasce dalla necessità di presentare sulla scena i classici “riscritti” soprattutto attraverso un lavoro attoriale che renda la parola “corpo”.
In questo senso Il Misantropo è il proseguimento di un lavoro che non si basa sui fasti della messinscena, ma si concentra principalmente sul lavoro dell’attore in relazione ai temi del testo  in esame. Temi che in Molière, si possono ricondurre principalmente ad una disperata – e allo stesso tempo comica, perché irraggiungibile – aspirazione all’armonia. Ne è un esempio il precedente lavoro su Le Intellettuali dove i personaggi sono considerati o rozzi o letterati, senza raggiungere mai un equilibrio tra le esigenze dello spirito e quelle del corpo.
Ne Il Misantropo invece o si decide di accettare il “Teatrino del Mondo”, accogliendone le ipocrisie e le stupidità ma anche le calde relazioni umane; o si è fuori dai giochi, confinati a solitudine e autoemarginazione, in una ridicola e nevrotica rincorsa alla purezza. Per questo motivo Alceste non è un eroe tragico o romantico, ma tragicomico perché  infelice, disorientato e violento. È uno spettatore passivo della vita, talmente scontento da rimanere immobilizzato a causa del suo avvilimento.  Assi portanti della ricerca registica e del lavoro attoriale sono l’indagine sugli stati d’animo -non in chiave psicologica ma tipologica -, le relazioni, le situazioni , i sotto-testi e la musica. Già in Le Intellettuali musicalità e ritmo nei dialoghi hanno costituito materia di d’indagine. Ne il Misantropo prosegue questo lavoro, teso a dare rilievo al ritmo e al suono non come forme estetiche, ma come forme di espressione dell’inconscio. 

CREDITS

di Molière
adattamento e regia di Monica Conti
con Roberto Trifirò, Nicola Stravalaci, Flaminia Cuzzoli, Giuditta Mingucci, Stefania Medri, Stefano Braschi, Davide Lorino, Antonio Giuseppe Peligra, Monica coCnti
produzione Elsinor Centro di Produzione teatrale

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